Lo spreco alimentare (o spreco di cibo) è una delle grandi piaghe della nostra società e di un’era che, al contrario, dovrebbe essere sempre più attenta al tema della sostenibilità.
Spreco alimentare: 1/3 di tutto il cibo prodotto
Nonostante una riduzione percentuale molto positiva (-12% rispetto al 2022), lo spreco alimentare in Italia continua a costare 6,48 miliardi di euro all’anno, cosa che appare paradossale quando più di 2,6 milioni di persone faticano a garantire a se stesse un’alimentazione regolare a causa del costante aumento dei prezzi. Si riduce il consumo extra-domestico, le serate al ristorante vengono ridimensionate e il 33% degli italiani ha ridotto le colazioni e i pranzi fuori casa.
Sia pure un po’ datata, una statistica che si riporta spesso a proposito dello spreco di cibo è il 33%: un terzo di tutto il cibo prodotto al mondo viene sprecato (FAO), pari al 45% di tutta la frutta e la verdura e il 35% del pesce e dei frutti di mare. Il tutto, come anticipato, quando solo in Italia 5,6 milioni di persone versano in condizioni di povertà. Senza contare gli effetti ambientali dello spreco alimentare: emissioni di CO2 totalmente inutili, spreco di risorse materiali e consumo del tutto immotivato di enormi quantitativi d’acqua.
Le principali cause dello spreco di cibo
Lo spreco alimentare dipende da due macro-cause: gli sprechi dei privati, che di fatto non consumano tutto il cibo che acquistano, e a quelli di filiera, legati alle tre aree della raccolta, della lavorazione e della distribuzione. Se quest’ultimo fenomeno richiederebbe un’indagine approfondita, anche per comprendere i migliori meccanismi di intervento (magari legati a un potenziamento della capacità di conservazione, della logistica e dell’interconnessione delle supply chain), lo spreco dei privati è più un tema culturale che altro.
Ogni giorno sprechiamo cibo per vari motivi, alcuni dei quali assolutamente comprensibili (imprevisti, allungamento degli orari lavorativi…) e altri meno. Resta il fatto che non consumiamo tutto ciò che prevediamo di mangiare quando facciamo la spesa, con il risultato che buona parte del cibo acquistato (che è deperibile per definizione) finisce tra i rifiuti. Non ci sono grandi cure a questo fenomeno, se non acquisire consapevolezza del problema e mettere in campo una serie di accorgimenti di buon senso tipo:
- Non farsi attrarre (troppo) dalle offerte per accumulare cibo che non verrà consumato;
- Fare estrema attenzione alle scadenze, accumulando solo cibi che si conservano a lungo;
- Congelare subito cibi che si ritiene possano non essere consumati in tempi brevi;
- Non buttare gli avanzi: riutilizzarli per altre ricette (es, marmellata con la frutta un po’ troppo matura);
- Acquistare solo il cibo necessario per una manciata di giorni, e che possa sopperire ad eventuali cambi di idea o imprevisti di ogni genere.
Il tema è culturale, e come tale ci vuole del tempo per sensibilizzare le persone sulla necessità di non sprecare quello che non serve. Siamo lontani dall’obiettivo finale, ma quel -12% rispetto al 2022 è un segnale incoraggiante.
Sprechi alimentari e la conservazione dei cibi
Le metodologie di conservazione del cibo hanno ovviamente un impatto sul macro-tema dello spreco alimentare. Un qualsiasi alimento in grado di mantenere intatte per mesi le sue caratteristiche è (ovviamente) molto meno soggetto a sprechi rispetto a un’insalata fresca. Per questo, come conserviamo il cibo ha un’importanza straordinaria.
Sottovuoto e surgelazione sono le risposte più convincenti perché permettono di accumulare cibo contro tutti gli imprevisti (cena da improvvisare con amici, aperitivo in casa non previsto…) riducendo fortemente il rischio di dover buttare via le scorte perché scadute e non più commestibili. Ma a volte è sufficiente confezionare il prodotto in un’atmosfera leggermente modificata per garantire lunghi periodi di conservazione in frigo o anche a temperatura ambiente. In quest’ultimo caso dipende molto dal tipo di alimento in questione: per non sbagliare, fate sempre molta attenzione alle date di scadenza.
Pinsa come soluzione anti-spreco
La nostra offerta di pinsa romana che trovate nei punti vendita dei supermercati è frutto di uno studio certosino volto a trovare un bilanciamento perfetto tra una lunga conservazione e il mantenimento delle caratteristiche di freschezza, artigianalità e di gusto del prodotto. Questo vale per tutti i nostri prodotti: per quelli classici da frigo, per la variante frozen e anche per la ambient. L’obiettivo che ci siamo posti è creare un prodotto che, in tutte le sue varianti, fosse in grado di soddisfare il palato di chi lo vuole consumare subito, scatenando la fantasia con ricette e topping fantasiosi, e chi invece desiderasse tenerlo in frigo, freezer o dispensa per ogni evenienza e qualsiasi imprevisto.
Ovviamente, i tempi di conservazione sono diversi da un tipo di prodotto all’altro, quindi un minimo di pianificazione resta fondamentale, ma la pinsa Di Marco non è di sicuro un alimento che va consumato all’istante o in giornata, pena immediato deperimento. Se si ha un freezer capiente e si vuole essere pronti per ogni evenienza, la variante frozen potrebbe essere in cima ai pensieri (18 mesi di conservazione), per poi passare alle classiche da frigo o ambient.
Soprattutto ora che ci avviciniamo al Natale, gli imprevisti (piacevoli) sono più frequenti: amici che si auto-invitano per gli auguri, una cena fuori casa improvvisata, magari anche un avanzo della cena da conservare successivamente. Ecco, se togliamo quest’ultimo caso, che comunque va consumato in fretta, questo è il momento dell’anno in cui avere qualche pinsa in frigo o nel freezer può davvero risolvere piccoli problemi.
Molte persone sono attente a non sprecare il cibo perché vogliono evitare spese inutili. Ecco, il bello di questo tema è che crea la cosiddetta situazione win-win: non importa il motivo per cui si decide di non sprecare, l’importante è metterlo in pratica. Si ottiene un risparmio economico, ovviamente, ma si dà anche una chance in più al pianeta. Dal canto nostro, siamo consapevoli che la pinsa non risolverà il problema dello spreco alimentare, ma nel nostro piccolo siamo felici di essere dalla parte giusta e di poter contribuire.